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Spazi pubblici senza controllo: l’urgenza del monitoraggio ambientale per tutelare la salute collettiva

Scitto da Redazione
Aprile 7, 2025

Nelle scuole, negli ospedali, nelle università e in molti altri luoghi pubblici ad alta frequentazione, manca spesso un elemento essenziale per la tutela della salute: il monitoraggio ambientale della qualità dell’aria.

Un’assenza tanto silenziosa quanto pericolosa, che espone ogni giorno milioni di persone – in particolare le più fragili – a livelli di CO₂ e inquinanti atmosferici che superano i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il problema: una cecità istituzionale

Nonostante l’OMS indichi con chiarezza i valori soglia per sostanze come CO₂, PM2.5, PM10, NO₂, ozono e composti organici volatili, in gran parte degli edifici pubblici non esiste un sistema permanente di controllo. In molti casi, la ventilazione è lasciata alla buona volontà di un docente che apre una finestra o a sistemi HVAC non tarati in base ai reali parametri ambientali.

È paradossale che, in luoghi destinati alla cura, all’istruzione o al lavoro intellettuale, non si monitorino fattori ambientali fondamentali per il benessere e la concentrazione. L’aria che respiriamo è il primo alimento del nostro organismo: ignorarne la qualità equivale a trascurare un bisogno primario.

I rischi per la salute, soprattutto dei più fragili

Il mancato monitoraggio espone le persone a rischi concreti e documentati. Bambini, anziani, persone con patologie respiratorie, immunodepressi e soggetti neurodivergenti sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento indoor. Studi internazionali collegano l’alta concentrazione di CO₂ a deficit cognitivi temporanei, calo dell’attenzione, mal di testa e sonnolenza. Per non parlare degli effetti a lungo termine di esposizioni continuative a polveri sottili e ossidi di azoto.

In ambienti come gli ospedali o le case di cura, la qualità dell’aria può fare la differenza tra la guarigione e un aggravamento clinico. Nelle scuole, influenza direttamente l’apprendimento. Nelle università, può compromettere il rendimento e la salute di studenti e personale.

Monitorare è prevenire, non un lusso tecnologico

Il monitoraggio continuo non è un vezzo hi-tech, ma uno strumento di prevenzione. La tecnologia esiste, è accessibile e certificata, e consente oggi un controllo in tempo reale dei principali indicatori di salubrità. È possibile visualizzare i dati, integrare alert automatici e intervenire con strategie mirate di ventilazione, purificazione o evacuazione in caso di soglie critiche.

Il principio di precauzione, spesso evocato a parole, richiede in pratica la raccolta di dati ambientali per prendere decisioni consapevoli. Senza dati, nessuna politica può essere realmente preventiva.

Un dovere civico e politico

Ignorare la qualità dell’aria negli ambienti pubblici non è solo una negligenza tecnica: è una scelta politica. È l’espressione di un disinteresse verso la salute pubblica, soprattutto verso chi non può difendersi da solo. In un’epoca in cui parliamo (giustamente) di sostenibilità ambientale, ESG e transizione ecologica, lasciare senza monitoraggio luoghi cruciali della nostra vita collettiva significa perdere coerenza e credibilità.

Serve una strategia nazionale, una normativa più incisiva e un’azione concreta da parte degli enti pubblici. Monitorare è conoscere. E conoscere è il primo passo per proteggere.

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